Quali sono le relazioni
tra il trauma e le dipendenze? Cercheremo di rispondere presentando dati scientifici, con particolare
riferimento allo stress, alle emozioni e alle relazioni
Quale
relazione esiste tra il trauma e le dipendenze secondo gli studi? Un evento particolarmente stressante può generare nei casi più gravi
un vero e proprio trauma, con
impatto negativo sul funzionamento dell’individuo a vari livelli: dalle capacità del pensiero alla sfera emotiva, dalle
funzioni nervose involontarie (fame, sonno..) alla vita relazionale. Il
disturbo può anche limitare in alcuni casi l’affettività verso i familiari e le prospettive del paziente rispetto alla realizzazione del suo
futuro.
Molti studi scientifici
evidenziano l’importanza dell’impatto dei vissuti
emotivi negativi post-trauma –
alienanti e confusionali– sulla vita psichica del soggetto, a volte così
estremi al punto da condurlo all’uso di
sostanze. Secondo alcuni autori lo scopo dell’uso di sostanze è quello di
sfuggire alle angosce, come la paura
di frammentarsi, paranoie o sentimenti depressivi di morte interiore.
A lungo termine, il soggetto che ha
vissuto un trauma cerca di “adattarsi” a esso attraverso comportamenti autodistruttivi: automutilazioni del corpo, disturbi
alimentari, pratiche sessuali insolite e abuso di sostanze. Di fronte ad eventi
minacciosi per la vita, le persone che non possono contare su relazioni affettive stabili sono
purtroppo maggiormente esposte al rischio di sviluppare disturbi psicologici,
difficoltà nella gestione emotiva, impulsività, comportamenti aggressivi verso
sé e gli altri e sensazioni incontrollabili di rabbia o tristezza.
Spesso i vissuti emotivi del soggetto lo portano a scegliere una determinata sostanza, con cui cerca di curare la sua condizione (alcuni autori parlano di “automedicazione”): l’eccessivo controllo della rabbia può essere associato agli alcolici, il cinismo all’eroina e così via.
La gestione dello stress può rappresentare nei casi descritti un importante capitolo della cura, con l’apprendimento di adeguate strategie che permettano al soggetto di far fronte alle emozioni negative e alle situazioni che possono suscitarle, come i conflitti interpersonali e il malessere fisico. Se consideriamo che la presenza di emozioni negative – quali la rabbia – possono ulteriormente danneggiare le interazioni con l’altro, le strategie positive rappresentano un doppio vantaggio per il paziente, in un circolo virtuoso e non più vizioso!
Cosa
possono fare gli operatori nel concreto? Nel corso di un tirocinio svolto presso un Servizio
Tossicodipendenze dell’ASL di Torino ho partecipato a un progetto per
l’attivazione di una collaborazione
concreta con Enti Pubblici, privati e associazioni (specializzate sul
trauma) per i percorsi delle donne vittime di violenza con problemi di abuso di
sostanze. Il progetto ha prodotto collaborazioni positive tra gli operatori dei
due ambiti, arricchendo le pratiche professionali di entrambi.
Nell’ambito della prevenzione risulta importante già per i bambini la possibilità di
un tempo e uno spazio in cui poter essere consapevoli ed esprimere agli altri i
propri vissuti emotivi, aspetti carenti nei contesti familiari in cui non sono
presenti relazioni affettive stabili. L’aspettativa per il futuro è una più
profonda collaborazione tra gli esperti
dei due settori clinici: sia tra i ricercatori che tra gli operatori che si
occupano della riabilitazione dei pazienti nelle comunità locali e concrete, in
modo da esaminare ulteriormente la complessa interazione tra il trauma e le
sostanze per esplorarne diversi aspetti, in più direzioni di pensiero, con
l’obiettivo di arricchire i modelli di intervento ma soprattutto di prevenzione
del disagio!
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