lunedì 28 dicembre 2015

Dal trauma alla dipendenza da sostanze

Quali sono le relazioni tra il trauma e le dipendenze? Cercheremo di rispondere presentando dati scientifici, con particolare riferimento allo stress, alle emozioni e alle relazioni

Quale relazione esiste tra il trauma e le dipendenze secondo gli studi? Un evento particolarmente stressante può generare nei casi più gravi un vero e proprio trauma, con impatto negativo sul funzionamento dell’individuo a vari livelli: dalle capacità del pensiero alla sfera emotiva, dalle funzioni nervose involontarie (fame, sonno..) alla vita relazionale. Il disturbo può anche limitare in alcuni casi l’affettività verso i familiari e le prospettive del paziente rispetto alla realizzazione del suo futuro.

Molti studi scientifici evidenziano l’importanza dell’impatto dei vissuti emotivi negativi post-trauma – alienanti e confusionali– sulla vita psichica del soggetto, a volte così estremi al punto da condurlo all’uso di sostanze. Secondo alcuni autori lo scopo dell’uso di sostanze è quello di sfuggire alle angosce, come la paura di frammentarsi, paranoie o sentimenti depressivi di morte interiore.
A lungo termine, il soggetto che ha vissuto un trauma cerca di “adattarsi” a esso attraverso comportamenti autodistruttivi: automutilazioni del corpo, disturbi alimentari, pratiche sessuali insolite e abuso di sostanze. Di fronte ad eventi minacciosi per la vita, le persone che non possono contare su relazioni affettive stabili sono purtroppo maggiormente esposte al rischio di sviluppare disturbi psicologici, difficoltà nella gestione emotiva, impulsività, comportamenti aggressivi verso sé e gli altri e sensazioni incontrollabili di rabbia o tristezza.

Spesso i vissuti emotivi del soggetto lo portano a scegliere una determinata sostanza, con cui cerca di curare la sua condizione (alcuni autori parlano di “automedicazione”): l’eccessivo controllo della rabbia può essere associato agli alcolici, il cinismo all’eroina e così via.

La gestione dello stress può rappresentare nei casi descritti un importante capitolo della cura, con l’apprendimento di adeguate strategie che permettano al soggetto di far fronte alle emozioni negative e alle situazioni che possono suscitarle, come i conflitti interpersonali e il malessere fisico. Se consideriamo che la presenza di emozioni negative – quali la rabbia – possono ulteriormente danneggiare le interazioni con l’altro, le strategie positive rappresentano un doppio vantaggio per il paziente, in un circolo virtuoso e non più vizioso!


 Cosa possono fare gli operatori nel concreto? Nel corso di un tirocinio svolto presso un Servizio Tossicodipendenze dell’ASL di Torino ho partecipato a un progetto per l’attivazione di una collaborazione concreta con Enti Pubblici, privati e associazioni (specializzate sul trauma) per i percorsi delle donne vittime di violenza con problemi di abuso di sostanze. Il progetto ha prodotto collaborazioni positive tra gli operatori dei due ambiti, arricchendo le pratiche professionali di entrambi.

Nell’ambito della prevenzione risulta importante già per i bambini la possibilità di un tempo e uno spazio in cui poter essere consapevoli ed esprimere agli altri i propri vissuti emotivi, aspetti carenti nei contesti familiari in cui non sono presenti relazioni affettive stabili. L’aspettativa per il futuro è una più profonda collaborazione tra gli esperti dei due settori clinici: sia tra i ricercatori che tra gli operatori che si occupano della riabilitazione dei pazienti nelle comunità locali e concrete, in modo da esaminare ulteriormente la complessa interazione tra il trauma e le sostanze per esplorarne diversi aspetti, in più direzioni di pensiero, con l’obiettivo di arricchire i modelli di intervento ma soprattutto di prevenzione del disagio! 


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